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TIRO al BARATTOLO

BERGOGLIO

Bagnasco si smarca dal Papa e prova a giocare le sue carte (Vatican Tabloid)

IN RIFERIMENTO ALL'ARTICOLO DI FRANCESCO PELOSO SU VATICAN TABLOID: http://vaticantabloid.blogspot.it/2014/01/bagnasco-si-smarca-dal-papa-e-prova.html


La visuale storica, sociologica e pastorale di Bagnasco, rispetto a Bergoglio, è diametralmente opposta, o meglio i punti di partenza per una elaborazione pastorale sono diversi.

Bagnasco (e non solo lui) parte dai principi così detti “non negoziabili”, la sua preoccupazione è salvaguardare l’integrità del pensiero dottrinale da cui derivano le scelte etiche.
Il punto di partenza è ideale: qual è l’immagine ideale di cristianesimo, della religione, della Chiesa?
Dietro a questo ideale c’è il tentativo di fissare un quadro di riferimento teologico pastorale che implica una struttura, delle persone, ma anche tappe, strategie e contenuti di una “nuova evangelizzazione”, o almeno ritenuta tale. Si conta sulle proprie capacità di progettazione, intraprendenza, forza, pianificazione. La pastorale entra nella logica dell’impresa: gestione delle cose e delle persone; i recenti mutamenti delle strutture della CEI sulle direttive di mons. Crociata erano in questo senso. L’ideale forma le strutture, le strutture formano gli uomini … e così via arrivando alle diocesi e alle persone. Questo atteggiamento non è definibile né in senso nostalgico né progressista, probabilmente convivono ambedue le prospettive: da una parte si richiede la restaurazione di ciò che sembra perduto e dall’altra si intravedono prospettive di novità.
Ma tutto dipende dall’impegno e dalla forza pastorale messa in campo. Poco importa quale sia la realtà vissuta dalla gente, le difficoltà che incontra.

Papa Francesco, invece, sembra partire delle situazioni vissute dalle persone di cui ha sicuramente una sua analisi di cui non si accontenta: il questionario inviato al mondo in preparazione al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia è testimonianza della volontà di conoscere, cercare. Questo atteggiamento di ricerca mette costantemente in discussione, non i principi che rimangono non negoziabili, ma la strategia, l’approccio etico. Gli equivoci derivati non sono stati pochi, da creare allarmi da una parte o gridare via libera dall’altra.
Quello che Papa Francesco chiede ai Vescovi e preti con insistenza è di andare nelle periferie, soprattutto per lasciarsi immergere nella realtà vissuta dagli uomini che non è mai ideale. I principi sono sacrosanti ma la vita con le sue vicissitudini costringe a viverli in modo altro. Un’opera di discernimento diventa essenziale per capire e vagliare le opportunità pastorali, per mettersi a servizio di quello che nasce o che lo Spirito fa nascere. “Le differenze tra le persone e le comunità a volte sono fastidiose, ma lo Spirito Santo, che suscita questa diversità, può trarre da tutto qualcosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione”(EG 131).
Osservare, ascoltare, discernere è faticoso, lasciarsi guidare dallo Spirito che soffia dove vuole lo è ancora di più. Significa entrare nella dinamica della realtà storica in cui Cristo ci ha preceduto e formato il suo popolo, lui ha faticato e noi siamo subentrati alla sua fatica (Cfr. Gv.4,37-38).
Uno sguardo di fede sulla realtà non può dimenticare di riconoscere ciò che semina lo Spirito Santo. Significherebbe non avere fiducia nella sua azione libera e generosa pensare che non ci sono autentici valori cristiani là dove una gran parte della popolazione ha ricevuto il Battesimo e esprime la sua fede e la sua solidarietà fraterna in molteplici modi” (EG 68). Già sull’aereo di ritorno da Rio Papa Francesco aveva rivolto l’invito ai Vescovi e Pastori di andare “dietro” il popolo di Dio e nella recente esortazione apostolica lo ha ripetuto: “– soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade”(EG 31).
La sua preoccupazione più che ingessarsi su questioni di principio è che la Chiesa cambi atteggiamento, la pastorale sia più attenta e rispettosa del vissuto umano. “Non è compito del Papa offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanea, ma esorto tutte le comunità ad avere una «sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi»“ (EG51).